sabato 13 settembre 2008

Merrill Lynch: gli Stati Uniti affrontano una crisi globale del credito


Il Ministero del Tesoro statunitense ha pochi giorni per agire prima che all’estero perdano la pazienza

La Merrill Lynch [importante banca d’affari e d’investimento con sede a New York, ndt] ha annunciato che gli Stati Uniti potrebbero dover affrontare una “crisi finanziaria” globale entro alcuni mesi in seguito al fallimento di Fannie Mae e Freddie Mac [rispettivamente Federal National Mortgage Association e Federal Home Loan and Mortgage Corporation, due maxi-banche di credito fondiario, ndt ] nel mondo.

Le sorti del Paese dipendono dalla decisione degli investitori asiatici, russi e del Medio Oriente di finanziare buona parte del disavanzo di 700 miliardi di dollari (350 miliardi di sterline) sul conto delle partite correnti, mettendo il Paese in una situazione di rischio peggiore di quella giapponese dei primi anni Novanta dopo lo scoppio della bolla speculativa dell’indice Nikkei [segmento della Borsa di Tokyo, paniere dei 225 titoli principali, ndt]. La Gran Bretagna e gli altri paesi anglosassoni in deficit potrebbero dover fare fronte a una simile ritirata degli investitori stranieri.

“Il Giappone era in grado di ridurre i suoi tassi d’interesse a zero”, ha detto Alex Patelis, il responsabile dell’economia estera della Merrill.

“Sarà molto difficile per l’America farlo. All’estero non forniranno volentieri capitale. Nessuno sa dov’è il limite”.

Brian Bethune, responsabile del settore finanza ed economia presso Global Insight [prestigioso istituto di ricerca economica e finanziaria, ndt], ha detto che il Tesoro statunitense ha due o tre giorni di tempo per immettere liquidità per sostenere il suo piano di salvataggio o, altrimenti, dovrà affrontare una crisi pericolosa della quale potrebbe perdere il controllo.

“Non è tempo per i politici di sottovalutare, ancora una volta, il rischio strutturale al sistema finanziario e l’enorme danno che questo causerà all’economia. Servono azioni aggressive e audaci, e servono ora” ha detto.

Bethune ha detto che il Ministero del Tesoro dovrebbe immettere 20 miliardi di dollari di capitale pubblico. Questo a sua volta potrebbe attirare 20 miliardi di dollari di capitale privato. Fondi di tale portata dovrebbero essere abbastanza per le due agenzie che, in questo modo, in qualunque ipotesi, si potrebbero salvare prima degli effetti del crollo del mercato immobiliare statunitense.

Ha detto che le preoccupazioni riguardo al “moral hazard” – alimentato dai sostenitori intransigenti dell’economia di mercato alla Casa Bianca e dalle rappresentanze dei media statunitensi – stanno rallentando il raggiungimento di una soluzione. “Non possiamo esitare. I mercati possono essere brutali. Dobbiamo spezzare la catena prima del crollo della fiducia”.

Fannie e Freddie – le due istituzioni finanziarie più grandi al mondo – erogano quasi la metà dei 12 trilioni di dollari dell’intera industria ipotecaria statunitense. Ma questo dato non esprime appieno la loro importanza vitale in questo frangente. Le due agenzie operano in qualità di società di prestiti immobiliari di ultima istanza nel mercato immobiliare, fornendo l’80 % di tutti i nuovi mutui.

Più o meno 1 trilione e mezzo di dollari del debito AAA [ad elevata solvibilità, ndt] di Fannie e Freddie – e di altre GSE èimprese “sponsorizzate dal governo” statunitensi, ndt ] – è adesso in mani straniere. La grande incognita è ora scoprire se la pazienza degli stranieri non si esaurirà nel momento in cui le perdite aumenteranno e il dollaro sarà in ribasso.

Hiroshi Watanabe, numero due della banca centrale giapponese, ieri ha scosso i mercati quando ha raccomandato alle banche e alle compagnie assicuratrici giapponesi di trattare il debito delle agenzie statunitensi con cautela. I due gruppi di istituzioni sono in possesso di circa 56 miliardi di questi bond. La Mitsubishi UFJ possiede 3 miliardi di dollari. La Nippon Life 2,5.

Ma la parte del leone la fanno le banche centrali della Cina, della Russia e delle potenze petrolifere. Tutti questi paesi potrebbero fin troppo facilmente innescare una corsa al dollaro e mettere gli Stati Uniti in ginocchio, se dovessero decidere che è nel loro interesse strategico farlo.

Era improbabile, secondo Patelis, che qualcuno volesse provocare una svalutazione, mettendo sul mercato sottocosto i propri pacchetti azionari. Al contrario, probabilmente si accumuleranno i titoli di debito statunitense e anglosassone ad un tasso più lento. Solo questo permetterà ai paesi aventi un bilancio in deficit di lottare per colmare il buco nel bilancio. “Non vedo come la situazione attuale possa prolungarsi per altri sei mesi”, ha detto.

La Merrill Lynch ha annunciato che i governi stranieri hanno aggiunto 241 miliardi di dollari al debito dell’agenzia statunitense solo nello scorso anno poiché le loro riserve estere esplodevano, rappresentando un terzo del finanziamento totale per l’attuale deficit. (Oggi possiedono 985 miliardi di dollari in tutto). Secondo la maggior parte delle valutazioni, la Cina possiede circa 400 miliardi di dollari, la Russia 150 miliardi di dollari e l’Arabia Saudita e gli altri stati del Golfo almeno 200.

L’inflazione globale si sta ora imponendo in modo categorico. Buona parte dell’Asia ha la necessità di alzare bruscamente i tassi d’interesse, portando via i capitali dal Nord America. Questo potrebbe far crescere i rendimenti dei titoli e delle obbligazioni del Tesoro statunitense, inasprendo il credito in un momento in cui gli Stati Uniti sono già in caduta libera.

Il viceministro russo delle finanze, Dmitry Pankin, ha detto che il crollo congiunto delle azioni condivise della Fannie e della Freddie nella settimana scorsa è stato irrilevante perché il loro debito è stato garantito dal governo statunitense, che lo ha inserito nel piano di salvataggio.

“Non vediamo la ragione di cambiare alcunché perché la valutazione del debito di queste agenzie non è cambiata”, ha detto.

Gli esperti in politica estera dubitano che il quadro sia così semplice. È probabile che la Russia usi i suoi 530 miliardi di dollari di riserve di capitale per negoziare su importanti questioni diplomatiche, magari per scoraggiare gli Stati Uniti dall’estendere l’adesione alla Nato all’Ucraina e alla Georgia.

Vladimir Putin, l’attuale premier russo, ha ribadito più volte che la sua nazione ha ingaggiato una nuova Guerra Fredda con gli Stati Uniti. È evidente che Mosca è entusiasta all’idea di umiliare gli Stati Uniti, a patto che i costi necessari non siano troppo alti per la Russia stessa.

La Cina è vista come un partner più affidabile, per il suo desiderio, certamente più forte, di una stabilità globale. Il Segretario del Ministero del Tesoro Hank Paulson ha lasciato intendere l’esistenza di rapporti con l’élite cinese, risalente ai suoi giorni alla Goldman Sachs [una delle più grandi e affermate banche d’affari al mondo, con sede legale a New York, ndt], quando visitò il paese più di 70 volte.

Brad Setter, del Consiglio statunitense per i Rapporti Esteri, ha detto che i Cinesi sono impegnati a sostenere Fannie e Freddie, non per ultimo per garantire che i loro prestiti siano “onorati in tempo e per intero”.

David Bloom, attuale amministratore della HSBC [colosso bancario europeo, ndt], ha affermato che la paura che le banche regionali possano iniziare a vacillare dopo il fallimento di IndyMac è adesso la minaccia più grande per il dollaro.

“Siamo in piena svalutazione del dollaro”, ha detto. “È una lotta all’ultimo sangue: oggi i mercati credono più nell’euro che nel dollaro, anche se l’indice di fiducia tedesco elaborato dall’istituto Zew è stato assolutamente negativo”.
di Ambrose Evans-Pritchard

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Published by leonBlog on 07 Set 2008

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