venerdì 30 ottobre 2020
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sabato 12 aprile 2014
LA NATO E LA RUSSIA
Andrej Akulov Strategic Culture Foundation 12/04/2014
Questa settimana la NATO segna un triplice anniversario: i 15 anni dell’adesione all’alleanza di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca; i 10 anni dell’adesione di Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia e i 5 anni di Albania e Croazia. È il momento in cui la NATO sembra trovare una giustificazione alla propria esistenza. Ecco dove la crisi in Ucraina aiuta…
Parlando l’8 aprile a Parigi, il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen ha detto che ulteriori interventi della Russia in Ucraina avrebbero “gravi conseguenze” sulle relazioni di Mosca con la NATO e “isolerebbero ulteriormente la Russia a livello internazionale“. Rasmussen ha invitato la Russia a ritirare ciò che ha descritto come “decine di migliaia” di soldati ammassati sul confine ucraino. “Abbiamo attuato i piani per garantire la difesa e la protezione dei nostri alleati“, ha detto. “È evidente che l’evoluzione della situazione della sicurezza in Ucraina e alle sue frontiere rende necessario rivedere i nostri piani di difesa e rafforzare la nostra difesa collettiva“. Ha detto che la NATO esamina l’accordo di cooperazione (Atto istitutivo del 1997) con la Russia e la successiva dichiarazione di Roma del 2002 che impediva alla NATO la creazione di basi in Europa orientale e centrale. I ministri degli Esteri dell’alleanza decideranno a giugno. “Queste decisioni saranno influenzate dalla situazione in Ucraina e dal comportamento russo“, ha detto Rasmussen. (1) Il 9 aprile, il generale dell’US Air Force Philip Breedlove, comandante del comando europeo degli Stati Uniti e comandante supremo alleato in Europa (SACEUR) delle NATO Allied Command Operations, ha detto all’Associated Press (2) che i prossimi piani della NATO prevedono la mobilitazione delle truppe statunitensi. Secondo il generale, non “escluderebbe il coinvolgimento di alcuna nazione, inclusi gli Stati Uniti.” “Essenzialmente ciò che prevediamo è un pacchetto di misure terrestri, aeree e marittime per fornire sicurezza ai nostri alleati orientali“, ha detto Breedlove. “Ho il compito di deciderlo entro la prossima settimana. Intendo adottarlo pienamente e presto”, ha osservato. Le sue parole facevano eco al capo della difesa degli Stati Uniti. Parlando alla CNN, il 9 aprile, il segretario alla Difesa statunitense Chuck Hagel ha detto, “Siamo sempre vigili e guardiamo sempre le opzioni da prendere“. (3) L’assistente del segretario alla Difesa Derek Chollet, testimoniando alla Commissione Forze Armate della Camera l’8 aprile, ha detto che gli Stati Uniti “riesaminano le loro forze in Europa e le nostre esigenze in schieramenti futuri, esercitazioni e formazioni nella regione“. (4) Non ha specificato quale riesame potrebbe comportare quando il Pentagono affronta tagli di bilancio e cerca di ridispiegare parte delle proprie risorse nella regione Asia-Pacifico nell’ambito della strategia del pivot. Tutti questi funzionari degli Stati Uniti non avrebbero fatto tali dichiarazioni minacciose, ovviamente, se non avessero almeno un’opzione sul tavolo. Il giorno dopo la decisione della NATO di porre fine alla cooperazione con la Russia, l’8 aprile la Süddeutsche Zeitung, il maggiore quotidiano per abbonamento tedesco, per dirla chiaramente ha affermato che “la NATO ora vede nella Russia un nemico“. Ha intenzione di attuare il messaggio o è solo una dichiarazione raffazzonata?
I tamburi di guerra si sentono negli USA
I repubblicani della Camera USA chiedono al Pentagono di rivedere la sua strategia. Ad esempio, il presidente del Comitato Forze Armate della Camera Buck McKeon ha presentato, l’8 aprile, una legge volta a stimolare la postura e le capacità di militari degli Stati Uniti in Europa per contrastare “l’aggressione russa all’Ucraina e agli alleati della NATO“. Il disegno di legge, sostenuto dai repubblicani Mike Turner e Mike Rogers, chiede che gli Stati Uniti sospendano l’attività militare con la Russia e forniscano consulenze militare e assistenza tecnica all’Ucraina. I repubblicani hanno criticato il Quadrennial Defense Review, documento strategico recentemente pubblicato dal dipartimento della Difesa per, tra le altre cose, menzionare appena la Russia. Derek Chollet, assistente del segretario alla Difesa per la sicurezza internazionale, ha detto che “non pensiamo di riscrivere il QDR” ma le azioni della Russia spingeranno gli USA a riesaminare la presenza di truppe in Europa. (5) Vi sono voci che chiedono l’espansione della NATO. I senatori John McCain e Lindsey Graham raccomandano d’accrescere “cooperazione e sostegno a Ucraina, Georgia, Moldova e agli altri partner non-NATO“. McCain e Graham esortano l’espansione della NATO in Georgia e Moldavia. L’iniziativa in politica estera ha raggruppato 56 star neoconservatrici a sostegno del Membership Action Plandella Georgia e dell’adesione di Finlandia, Svezia, Ucraina e “altri partner europei della sicurezza“. Un gruppo di 40 membri del Congresso ha chiesto l’ammissione di Macedonia e Montenegro, e infine del Kosovo, avanzando “la prospettiva dell’adesione di Georgia e Bosnia-Erzegovina” e continuando la “stretta collaborazione… con altri Paesi dell’Europa centrale e orientale che vogliono relazioni più strette con Stati Uniti e NATO“.
La NATO intensifica le attività militari
Tra le crescenti tensioni in Ucraina, il governo polacco ha confermato che le esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti continueranno a giugno con l’arrivo di altri caccia F-16. Secondo la radio polacca (6) del 10 aprile, aerei da rifornimento saranno inviati in Polonia dal Regno Unito, nello stesso periodo. “Ciò mostra il forte impegno degli alleati e la visibile presenza degli Stati Uniti“, ha detto al notiziario TVN24 il ministro della Difesa Tomasz Siemoniak. “Ci sforziamo di assicurare che le lezioni della crisi (russo-ucraina) portino alla duratura presenza della NATO in Oriente“, ha aggiunto. Alla domanda sulla disponibilità della NATO ad intervenire in caso di attacco contro uno suo Stato membro, Siemoniak ha detto che “queste forze sono pronte ad un intervento immediato“. Il ministro ha osservato che 18 jet da combattimento F-16 degli Stati Uniti saranno dislocati in una base aerea di Lask, Polonia centrale, dove gli Stati Uniti e le forze armate polacche collaborano da oltre un anno e mezzo. “Per diverse settimane c’erano 12 aerei F-16 ed aerei da trasporto“, ha detto il ministro della Difesa aggiungendo che le forze della NATO nella regione sono interessate ad “attività a lungo termine che potrebbero durare anni o decenni“, anche se ha riconosciuto che un tale accordo non può essere concluso “in pochi giorni“. Nel frattempo l’USS Donald Cook e la nave-spia francese Dupuy de Lome sono nel Mar Nero. L’USS Donald Cook è la terza nave da guerra statunitense inviata nel Mar Nero. A febbraio, gli Stati Uniti hanno inviato la fregata USS Taylor nelle acque del mare per garantire la sicurezza dei Giochi Olimpici di Sochi. Il mese scorso, l’USS Truxtun aveva attraversato il Bosforo per condurre esercitazioni congiunte nel Mar Nero con Bulgaria e Romania. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha già detto che la presenza di navi statunitensi nel Mar Nero ha superato il limite della convenzione. Le precedenti visite navali statunitensi nel Mar Nero avvenivano nell’arco di mesi.
Le aeronautiche di NATO e Partenariato per la Pace hanno appena terminato le esercitazioni offensive e difensive in Olanda nell’ambito delle manovre Frisian Flag. L’esercitazione olandese, nella base aerea di Leeuwarden, s’è svolta dal 31 marzo all’11 aprile 2014. Circa 50 aerei hanno partecipato alla missione. I jet della NATO parteciperanno ai pattugliamenti aerei nella regione, dopo l’esercitazione che gli analisti dicono aver assunto ulteriore significato per la crisi. Diversi membri dell’alleanza, tra cui Regno Unito, Stati Uniti e Francia hanno offerto altri aerei militari. Gli Stati Uniti hanno aggiunto sei F-15C in Lituania e una dozzina di F-16 e 300 truppe in Polonia, e previsto ulteriori forze per le esercitazioni in Polonia e Paesi baltici, aumentando i voli d’intelligence in Polonia e Romania. Nella riunione di marzo, la NATO ha ordinato lo studio di misure per sostenere i membri dell’alleanza dell’Europa orientale, tra cui l’invio di altre truppe e attrezzature sul posto, ulteriori esercitazioni militari, miglioramento della forza di rapido dispiegamento e revisione dei piani militari. Il comandante dell’alleanza generale Philip Breedlove ha detto che le opzioni per tale “pacchetto di assicurazione” include l’aumento delle potenza aerea e delle navi nel Mar Baltico, la creazione di una forza navale nel Mar Nero e il dispiegamento dal Texas di una brigata di 4500 effettivi dell’esercito. Ma gli europei orientali vogliono altro ancora. Il ministro della Difesa polacco Tomasz Siemoniak ha insistito: “Gli Stati Uniti devono aumentare la propria presenza in Europa centrale e orientale, anche in Polonia“. Il presidente della Romania Traian Basescu ha citato “la necessità di riposizionare maggiori risorse militari della NATO” in Romania. L’ambasciatore alla NATO dell’Estonia, Lauri Lepik, ha dichiarato: “ciò che i Paesi baltici vogliono è la presenza sul campo degli alleati”. Un ex-ministro lettone ha detto all’Economist: “Vorremmo vedere un paio di squadroni statunitensi qui, soldati e anche una portaerei“. (7) Tutti questi passaggi sono una chiara violazione del Trattato del 1997 sulla cooperazione NATO-Russia, incrementando le proprie forze in Europa orientale, la NATO ha promesso di rafforzare la difesa collettiva piuttosto che l’ulteriore stazionamento permanente di sostanziali forze da combattimento in basi regolari.
La Russia chiama alla ragione
Il Ministero degli Esteri russo ha detto che Ucraina e Stati Uniti non hanno “alcun motivo di preoccupazione” per la presenza accresciuta di forze nella regione, e che “la Russia ha ripetutamente dichiarato che non conduce attività insolite o non pianificate militarmente significative sul proprio territorio al confine con l’Ucraina“. Le autorità russe considerano le accuse del segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen contro Mosca un tentativo di rafforzare l’importanza dell’alleanza, ha detto il ministero degli Esteri russo in un commento sul suo sito del 10 aprile (8). “Le continue accuse del segretario generale contro di noi suggeriscono che l’alleanza stia cercando di usare la crisi in Ucraina per “consolidare le fila” di fronte a minacce immaginarie presumibilmente rivolte contro Paesi della NATO, come pure di rafforzare l’importanza dell’alleanza nel 21° secolo“, dice la nota. Le recenti dichiarazioni del segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen sulla situazione in Ucraina, così come il doppio standard dell’alleanza in Crimea, ostacolano la riduzione delle tensioni, ha detto il Ministero degli Esteri russo. La Russia nega le accuse d’ingerenza in Ucraina e ha detto che vorrebbe dei colloqui sulla crisi politica ucraina coinvolgendo Stati Uniti, Unione Europea e “tutte le forze politiche in Ucraina”. La riunione di aprile dei capi degli Esteri della NATO ha dimostrato che i sostenitori dell’escalation hanno il sopravvento nell’alleanza. Truppe e forze aeree vengono concentrate in prossimità dei confini russi. La presenza e le attività militari vengono intensificate con la scusa delle esercitazioni. L’alleanza avanza accuse infondate su un’imminente invasione dell’Ucraina dalla Russia come pretesto per ammassare forze in Europa orientale ed elaborare piani di guerra contro la Russia. La politica estera antirussa si acutizza nello spazio post-sovietico, in particolare in Ucraina, Moldova e Georgia. La NATO approfitta della situazione in Ucraina per giustificare la sua ragione d’essere, comprese le sue spese militari pari alla metà della spesa militare mondiale e superiore di decine di volte a quelle della Russia. I piani comporteranno la militarizzazione dell’Europa. L’escalation aggressiva della NATO minaccia la guerra tra NATO e Russia, una grande potenza militare nucleare. La minaccia di un disastro incombe.
domenica 30 marzo 2014
Obama, Venditore di F35 e gas
L'Air Force One con a bordo il presidente statunitense, Barack Obama, è decollato alle 10.55 di venerdì dall'aeroporto di Fiumicino. Sono finite così le 36 ore di vacanze romane del presidente Barack Obama. Venuto espressamente in Italia - come ha commentato Beppe Grillo in diretta dal suo blog in perfetta assonanza con quanto in questi giorni scritto da Rinascita - per bloccare ogni riduzione delle spese militari per forniture degli Usa all’Italia (i maledetti, inutili e disastrati F35) e per proporre il “gas di scisto made in Usa” (e a costi superiori, naturalmente, rispetto a quello africano – Libia e crisi Ucraina permettendo – e russo) per i bisogni italiani.
Come dice Grillo Obama è venuto in Italia, dopo essersi fatto “due foto con il papa” per fermare la diminuzione delle spese militari, così “Napolitano va subito in televisione a dire che non bisogna tagliare le ‘spese essenziali’” e, aggiungiamo noi, viene rassicurato dallo stesso Renzi e, in parallelo alla sua partenza, dalla ministro Pinotti che parlando ai vertici dell’Aeronautica ha annunciato che non verranno fatti “passi indietro” subito confortata da una dichiarazione del piddino Speranza sull’ “utilità degli F35”.
Sul gas da comprare dagli Usa le direttive coloniali peraltro sono già state prese: non a caso Paolo Scaroni (Eni) è andato negli Stati Uniti per negoziare eventuali acquisti in sostituzione del gas russo (e libico: la produzione Eni, in Cirenaica, è stata quasi dimezzata).
Articolo letto: 1 volte (28 Marzo 2014)
domenica 23 marzo 2014
La Fed stampa dollari. I Brics comprano oro
La Fed stampa dollari. I Brics comprano oro
Se bastasse creare dal nulla liquidità per rilanciare l’economia e uscire dalla crisi, saremmo da tempo nel paese di bengodi, soprattutto negli Usa. Ma così non è.
Pertanto la recente decisione assunta della Federal Reserve di continuare ad immettere nel sistema nuova liquidità rivela semplicemente che essa non è più in grado di staccare la spina dell’alimentatore di risorse ad un sistema sempre più “drogato”. Certo le borse hanno risposto in modo vivace con l’aumento dei listini, ma non è detto che ciò sia un reale segnale positivo.
Infatti la stessa Fed, dopo il meeting del suo Open Market Committee, ha dovuto ammettere che “se dovesse continuare l’irrigidimento delle condizioni finanziarie (con l’aumento dei tassi di interesse), osservato nei mesi recenti, il processo di miglioramento dell’economia e del mercato del lavoro potrebbe rallentare.”
L’inevitabile conseguenza di tale “filosofia”è che negli Usa si proseguirà con la “politica monetaria accomodante”, immettendo 85 miliardi di dollari al mese per comprare nuovi titoli del Tesoro e derivati asset-backed-security.
Anche il governatore Bernanke, il cui mandato sta per scadere, ha ribadito che i “quantitative easing” continueranno fino a che negli Usa il tasso di disoccupazione non scenderà sotto il 6,5%. E questo si spera avvenga entro la fine del 2014, nel frattempo avremmo però circa 1.500 miliardi di nuovi dollari sui mercati internazionali.
Anche il bollettino trimestrale della Banca dei Regolamenti Internazionali di settembre solleva forti dubbi sugli “effetti benefici” dei “quantitative easing” e dettaglia invece le sue riverberazioni nefaste in particolare nelle economie emergenti.
La BRI ricorda che quando lo scorso maggio la Fed ventilò appena l’ipotesi di un cambiamento di politica monetaria, gli interessi obbligazionari ebbero un’impennata con effetti negativi in molti settori finanziari e in varie parti del mondo. Vi fu una “corsa alla svendita” di titoli con una conseguente caduta dei prezzi. Il ritiro di capitali dai mercati emergenti provocò, come noto, una forte svalutazione di alcune loro monete.
L’analisi della Bri sottolinea che, anche dopo le assicurazioni date dalla Fed, dalla Bce e dalla Bank of England lo scorso luglio, l’aumento dei tassi di interesse di lungo periodo è continuato in quanto i mercati si attendevano una stretta nelle condizioni finanziarie a livello mondiale.
La situazione è estremamente volatile. Nonostante questo aumento già di per sé destabilizzante, gli interessi a lungo termine restano comunque bassi e spingono la finanza a cercare prodotti e operazioni ad alto rischio. Di conseguenza è cresciuta l’immissione di bond e di prestiti nei settori finanziari più esposti e rischiosi. Proprio come accadde subito prima dell’esplosione della crisi finanziaria globale. Ad esempio, la percentuale dei “leveraged loans”, crediti molto simili ai subprime, e cioè quelli concessi a creditori già altamente indebitati e di dubbia affidabilità, ha già raggiunto il 45% del mercato dei “finanziamenti in pool” (quelli elargiti da un gruppo di banche). Si noti che tale percentuale è superiore del 10% rispetto ai precedenti massimi registrati prima del crac della Lehman.
In contro tendenza, in verità bisogna osservare che le politiche monetarie dei Paesi del Brics e di altri importanti Paesi emergenti mirano ad aumentare le proprie riserve auree.
Si stima che nel 2013 la sola Cina dovrebbe comprare almeno 1.000 tonnellate di oro. Cina, Russia e India assieme potrebbero quindi acquistare circa il 70% di tutto l’oro prodotto nel 2013. Si rammenti che già nel 2012 la Russia ha aumentato le sue riserve aure dell’8,5% portandole ad un totale di circa 1.000 tonnellate.
Non si tratta di una strana infatuazione per il metallo prezioso, ma di una coerente strategia monetaria e geo-economica. La maggioranza dei Paesi del mondo sa che il dollaro diventa ogni giorno più debole e instabile proprio per la continua creazione di nuovi biglietti verdi.
Siamo alla resa dei conti? Si arriverà in tempi brevi al famoso paniere di monete e di oro proposto dai Brics in sostituzione del dollaro? E l’Europa cos’ha da dire?
di Mario Lettieri e Paolo Raimondi
giovedì 16 gennaio 2014
GENESI Il: gli Dei della valle dell’Indo Di Corrado Malanga
GENESI Il: gli Dei della valle dell’Indo
Di Corrado Malanga
Introduzione Nel precedente articolo dal titolo “Genesi”, prenderemmo in considerazione come il pantheon di alieni, il bestiario descrittoci durante centinaia di sedute di ipnosi regressiva, condotte con i nostri addotti, era praticamente sovrapponibile alla descrizione degli Dei sia del pantheon sia ebraico che egizio. La Kabbalah ebraica era la rappresentazione dell’universo come del resto lo descrivevano i nostri addotti e non ci era sfuggito come questo pantheon derivasse da una cultura pre-israelita e cioè egizia e babilonese. Prima di continuare in questo escursus all’indietro nel tempo, dobbiamo soffermarci ancora una volta su alcune questioni. La prima è legata al falso monoteismo ebraico israelita. Gli Ebrei infatti non sono un popolo monoteista ma monolatra. Cioè di tutti gli Dei che hanno, ne riconoscono uno superiore agli altri ed adorano quello che è anche il fondatore, secondo le loro tradizioni del loro popolo, Israele, un vero esempio di stato-chiesa, come iI Vaticano o il Tibet per esempio, dove per stato chiesa si intende quello stato in cui il capo del governo è la divinità fondatrice. In qualche modo anche l’antico Egitto era la rappresentazione di uno stato chiesa dove la casta dei sacerdoti era in realtà quella a cui, di fatto, era affidato il potere e dove il Faraone era una manifestazione del Dio in terra: un po’ come il Papa o il Dalai Lama oggi. Per esempio quando la figura di Mosè, figura abbiamo detto in realtà legata al faraone monoteista Tuthmoses terzo, incontra Dio nel deserto egli si presenta così: “Io sono il Dio di Abramo.. vuoi che sia anche il tuo Dio?” Tuthmoses, cioè figlio di Tuth, accetta: e da quel momento il Dio JHWH sarà quello scelto tra tutti gli altri. Avevamo già sottolineato come gli Ebrei hanno di fatto rubato il pantheon degli Dei dagli Egizi, dove JHWH “sembra” recitare (usurpare: N.d.A.) il ruolo del Dio di prima generazione cioè il “mai nato” e dunque Ammon, mentre la figura del Gesù sia ricollegabile a Ra il Dio sole. Ma anche gli Egizi avevano rubato di fatto, dalla cultura babilonese, tali Dei e va anche sottolineato come se da un lato è vero che andando indietro nel tempo, i ricordi e le leggende si fanno più fumose va anche detto che, come nel gioco del telefono senza fili, mano a mano che si arriva alla fonte del mito, esso è più attinente alla realtà che descrive. Dunque se torniamo indietro nel tempo dobbiamo per forza sostituire Gesù con Cristo cioè Krishna. Ma chi è in realtà Krishna e come ci si riaggancia alla descrizione del pantheon di Dei-diavoli-alieni che abbiamo costruito nel lavoro precedente intitolato Genesì? Il ritorno alle radici Nel precedente lavoro avevamo messo in relazione i simbolismi legati alla creazione come ce l’avevano descritta gli addotti e cioè partendo dalla Coscienza che creava due creatori e via di seguito. Avevamo facilmente dimostrato come tutto ciò era perfettamente descritto nella Kabbalah ebraica
Di Corrado Malanga
Introduzione Nel precedente articolo dal titolo “Genesi”, prenderemmo in considerazione come il pantheon di alieni, il bestiario descrittoci durante centinaia di sedute di ipnosi regressiva, condotte con i nostri addotti, era praticamente sovrapponibile alla descrizione degli Dei sia del pantheon sia ebraico che egizio. La Kabbalah ebraica era la rappresentazione dell’universo come del resto lo descrivevano i nostri addotti e non ci era sfuggito come questo pantheon derivasse da una cultura pre-israelita e cioè egizia e babilonese. Prima di continuare in questo escursus all’indietro nel tempo, dobbiamo soffermarci ancora una volta su alcune questioni. La prima è legata al falso monoteismo ebraico israelita. Gli Ebrei infatti non sono un popolo monoteista ma monolatra. Cioè di tutti gli Dei che hanno, ne riconoscono uno superiore agli altri ed adorano quello che è anche il fondatore, secondo le loro tradizioni del loro popolo, Israele, un vero esempio di stato-chiesa, come iI Vaticano o il Tibet per esempio, dove per stato chiesa si intende quello stato in cui il capo del governo è la divinità fondatrice. In qualche modo anche l’antico Egitto era la rappresentazione di uno stato chiesa dove la casta dei sacerdoti era in realtà quella a cui, di fatto, era affidato il potere e dove il Faraone era una manifestazione del Dio in terra: un po’ come il Papa o il Dalai Lama oggi. Per esempio quando la figura di Mosè, figura abbiamo detto in realtà legata al faraone monoteista Tuthmoses terzo, incontra Dio nel deserto egli si presenta così: “Io sono il Dio di Abramo.. vuoi che sia anche il tuo Dio?” Tuthmoses, cioè figlio di Tuth, accetta: e da quel momento il Dio JHWH sarà quello scelto tra tutti gli altri. Avevamo già sottolineato come gli Ebrei hanno di fatto rubato il pantheon degli Dei dagli Egizi, dove JHWH “sembra” recitare (usurpare: N.d.A.) il ruolo del Dio di prima generazione cioè il “mai nato” e dunque Ammon, mentre la figura del Gesù sia ricollegabile a Ra il Dio sole. Ma anche gli Egizi avevano rubato di fatto, dalla cultura babilonese, tali Dei e va anche sottolineato come se da un lato è vero che andando indietro nel tempo, i ricordi e le leggende si fanno più fumose va anche detto che, come nel gioco del telefono senza fili, mano a mano che si arriva alla fonte del mito, esso è più attinente alla realtà che descrive. Dunque se torniamo indietro nel tempo dobbiamo per forza sostituire Gesù con Cristo cioè Krishna. Ma chi è in realtà Krishna e come ci si riaggancia alla descrizione del pantheon di Dei-diavoli-alieni che abbiamo costruito nel lavoro precedente intitolato Genesì? Il ritorno alle radici Nel precedente lavoro avevamo messo in relazione i simbolismi legati alla creazione come ce l’avevano descritta gli addotti e cioè partendo dalla Coscienza che creava due creatori e via di seguito. Avevamo facilmente dimostrato come tutto ciò era perfettamente descritto nella Kabbalah ebraica
mercoledì 15 gennaio 2014
lunedì 22 dicembre 2008
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